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Gli occhi di quei bambini mi hanno....


Nkabune 2001: Gli occhi di quei bambini mi hanno rapito il cuore


Dalla Gazzetta di Lecco e provincia di lunedì 10 settembre 2001

No, non ho preso il mal d’Africa. Ma gli occhi di quei bambini mi hanno rapito il cuore.
(Queste le parole di Elisabetta Sala, appena tornata insieme al marito Santino e al figlio Emanuele da un mese di lavoro in Africa, dove ha dato vita, in collaborazione con il gruppo Caritas Cassago, alla costruzione di un orfanotrofio dedicato alla memoria di Giacomo, scomparso in un incidente stradale circa un anno fa)

E’ stata un’esperienza difficile, fatta di duro lavoro quotidiano insieme a tutti i volontari e ad alcuni ragazzi della missione per cui abbiamo iniziato la costruzione dell’orfanotrofio; ma ne è valsa davvero la pena. Durante il mese di permanenza in Africa sono stati costruiti due terzi della struttura progettata; ci siamo fissati turni di lavoro ben precisi, perché è facile distrarsi in quei luoghi davvero straordinari. Non è stata di certo una vacanza per nessuno: nei giorni feriali, dalle otto del mattino alle sei di sera, lavoravamo nel cantiere alla costruzione dell’orfanotrofio. Solo la domenica ci prendevamo una piccola pausa, giusto per visitare i dintorni; ma lo scopo principale del nostro viaggio è stato rispettato, e ne siamo davvero soddisfatti. All’orfanotrofio ora mancano solo piccoli interventi di rifinitura, che verranno ultimati da gruppi di volontari che nei prossimi mesi si recheranno a Nkabune per aiutare gli operai kenyoti nei lavori conclusivi; l’inaugurazione è già stata fissata per i prossimo agosto.
Ma al di là del lavoro, ciò che ci ha fatto davvero felici è stata la reazione degli orfani della missione: ci hanno accolto a braccia aperte, si sono sacrificati per farci alloggiare nel modo più confortevole possibile. Con loro abbiamo diviso momenti indescrivibili: a parte il lavoro nel cantiere, ciò che mi ha più impressionato è stata la loro gioia di vivere, che si riflette nei canti che accompagnano tutta la giornata, come nelle partecipatissime cerimonie religiose. Tutti i bambini suonano qualche strumento e persino le suore ballano durante la Messa: una cosa che da noi forse è inconcepibile, ma che ha felicemente colpito tutti noi. Certo, in Africa hanno altri ritmi di vita, più distesi dei nostri, ma non sono per questo scansafatiche, come forse molti credono; noi abbiamo costruito loro una struttura di cui avevano bisogno, ma loro ci hanno insegnato a vivere felici con poco. La costruzione dell’orfanotrofio ha dato la possibilità a molti giovani cresciuti nella missione di imparare un vero e proprio lavoro: le suore ci hanno detto che tutti quanti ci hanno dato una mano nel cantiere hanno imparato una professione. E, grazie a questo, riusciranno facilmente a trovare un lavoro in Kenya, dal momento che sono sempre più richiesti operai edili specializzati.
La costruzione dell’orfanotrofio è stata decisa per dare un segno tangibile di aiuto che potesse ricordare Giacomo, che proprio in uno dei suoi viaggi si recò personalmente nella missione di Nkabune. Noi abbiamo fatto ciò che ci sentivamo, consigliati dai responsabili della Caritas di Cassago e da tutti quanti conoscevano Giacomo e ci hanno supportato per la realizzazione di questo progetto.
Il solo fatto di avere dato vita ad un progetto così importante de di averlo condotto praticamente a termine, sacrificando le proprie ferie, rende grande onore alla famiglia cisanese e alla memoria del figlio Giacomo, che così rimarrà per sempre legata alla terra e alla gente che tanto amava.


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